Il Colosseo
"Finchè esisterà il Colosseo, esisterà Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà"

Piazza Navona


Piazza Navona, la più bella piazza barocca di Roma, occupa la pista dell'antico Stadio di Domiziano del quale ha conservato perfettamente la forma rettangolare allungata, con uno dei lati minori curvo.
Lo Stadio fu fatto costruire da Domiziano forse già prima dell'86 d.C., per servire ai giochi atletici greci da lui particolarmente apprezzati, misurava 275 metri in lunghezza per 106 di larghezza, due ingressi principali si aprivano al centro dei lati lunghi, mentre un altro era al centro del lato curvo. Da un calcolo effettuato sulla lunghezza dei gradini si è potuta ricostruire la cifra degli spettatori in circa 30.000.
Intorno all'anno Mille, lo stadio era ancora interamente chiuso e la piazza si presentava divisa in piccoli orticelli con qualche casupola e la piccola, primitiva, chiesa di S.Agnese.

La vita della piazza iniziò, però, solo nella seconda metà del XV secolo, quando venne qui trasferito il mercato che da parecchi anni si teneva sulla piazza del Campidoglio, divenendo un punto fisso di vendita di ortaggi, carni e merci varie. Luogo di mercato e d'incontro, la piazza divenne anche il luogo delle feste e delle processioni, tanto più che era stata regolarizzata e "mattonata" nel 1485.
Gli Spagnoli introdussero, nel 1579, la tradizione della processione del mattino di Pasqua con lo sparo dei mortaretti; qui, si rinnovarono quelle feste carnevalesche del Maggio romanesco che avevano già reso famosi Testaccio ed altri luoghi della città. Essenziale fu, per la miglioria e l'ornamento della piazza, l'impresa di Gregorio XIII Boncompagni (1572-85), che fece portare ben tre fontane, compreso un abbeveratoio, al servizio del mercato e degli animali da trasporto che vi affluivano.
Nel 1647, Innocenzo X fece innalzare nella piazza un obelisco, ritrovato sulla Via Appia nel Circo di Massenzio; le iscrizioni in geroglifici, nelle quali appare il nome di Domiziano, provano che apparteneva, in origine, ad un altro monumento: si trovava, infatti, presso il Tempio di Iside, poi trasferito da Massenzio nel suo Circo. L'obelisco, di granito e alto 16,54 metri, doveva servire ad ornare la Fontana dei Fiumi del Bernini.
La fontana fu inaugurata nel 1651 e fu pagata con i proventi di alcune tasse impopolari sul pane, sul vino e su analoghi generi di consumo. Il monumento è uno dei più belli e famosi della Roma barocca e rappresenta i quattro grandi fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio e il Rio della Plata, con altrettante statue giganti. Il Nilo ha la testa velata perchè le sue sorgenti erano allora sconosciute; per il popolo, invece, esprimeva il disprezzo di Bernini per la vicina chiesa di S.Agnese in Agone, progettata dal suo rivale Borromini, mentre il braccio alzato, a protezione della testa, nella figura del Rio della Plata, esprimeva il timore ironico dell'artista che la chiesa potesse crollare.
Lo stemma araldico del papa, la colomba con il ramo d'olivo, decora la roccia piramidale dell'obelisco e simboleggia il potere divino che scende come raggio solare lungo i quattro angoli dell'obelisco fino alla roccia, che ricorda la materia informe, il caos.

La chiesa di S.Agnese in Agone è fondata, si dice, sul luogo in cui, nell'anno 304 d.C., fu martirizzata la giovane Agnese, rea di avere rifiutato il figlio del prefetto di Roma e quindi denunciata come cristiana. Venne denudata e i suoi capelli, allora, ebbero una crescita miracolosa e scesero a coprirle interamente il corpo. Nessuno osò più violare la sua verginità dopo che l'unico che ci provò cadde fulminato ai suoi piedi: la giovane finì sgozzata. Come risposta alle statue della Fontana dei Fiumi, il popolo attribuì alla statua di S.Agnese, collocata sulla facciata e raffigurata con una mano sul petto, la volontà di rassicurare la statua del Rio della Plata circa la stabilit? della chiesa. Nell'interno, vi ? la tomba dell'artefice della bellezza della piazza, Innocenzo X, la quale, si dice, benedice chi non lo vede: difatti, la tomba è posizionata sopra l'ingresso, dalla parte interna, per cui ben pochi sono coloro che si voltano per ammirare il busto del pontefice.
Le altre due fontane che ornano piazza Navona sono la Fontana del Moro e la Fontana del Nettuno, opere di Giacomo Della Porta. La Fontana del Moro, posta sul lato meridionale, sotto le finestre di Palazzo Pamphilj, fu abbellita dal Bernini che vi appose, originariamente, uno dei suoi soliti delfini che reggeva, sulla coda alzata, una lumaca; difatti, la fontana fu chiamata "della Lumaca" finch? la figura, che non piaceva ne ai Pamphilj ne al popolo, fu sostituita con il "Moro", un busto di etiope, che diede così il nome alla fontana.
Sull'altro lato della piazza vi è quella del Nettuno, la quale, non avendo una Donna Olimpia che la proteggesse, rimase a lungo abbandonata, senza la statua centrale: questa risale, infatti al 1873, quando il Comune di Roma, dopo un bando di concorso, assegnò l'opera al siciliano Zappala e al romano Della Bitta, autore del Nettuno.
Una grande manifestazione che rese famosa piazza Navona fu inaugurata il 23 giugno 1652 da papa Innocenzo X e da sua cognata: furono chiusi gli scarichi delle tre fontane, lasciando debordare, cos?, l'acqua fino a coprire la parte centrale della piazza, che era concava. Nobili e poveracci vi si divertivano: i primi, attraversando la piazza a cavallo o in carrozza, i secondi sguazzandoci sopra oppure spingendo in acqua i carretti a mano. Il "lago di piazza Navona" divenne una consuetudine estiva e per quasi due secoli, il sabato e la domenica del mese di agosto, la piazza si allagava, finch?, nel 1866, sotto Pio IX, il divertimento venne sospeso. Dopo il 1870, con Roma capitale d'Italia, piazza Navona venne pavimentata con i "sampietrini", ma soprattutto venne costruito il marciapiede centrale a schiena d'asino: ci? significa che la piazza divenne convessa anzich? concava, rendendo impossibile, quindi, un eventuale ripristino del "lago". Ci? non tolse definitivamente, per?, l'animazione alla piazza, che, pur se acquistando un carattere ludico-fieristico, rinasce, durante il periodo natalizio, con la festa dell'Epifania: in questa occasione, la piazza si riempie di bancarelle, giocattoli, "Befane" e "Babbi Natale", quasi a non voler abbandonare il gioco e l'allegria che per secoli l'hanno accompagnata.

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